Arte Spirituale Andina

L’insegnamento del Kausay Puriy comprende potenti tecniche e strumenti di crescita interiore che sono di sostegno per sviluppare nuove capacità, approfondire la sensibilità percettiva e allargare la possibilità di visione.

Il termine Kausay Puriy, ovvero in quechua “Camminare nel cosmo vivente”, riassume i principi base: percepire l’universo colmo di energia intelligente nel quale far fluire la propria vita per ottenere il benessere e l’armonia. Tra le diverse tradizioni di ricerca spirituale, la Tradizione andina presenta elementi originali e peculiari, efficaci strumenti energetici e di crescita interiore per sviluppare nuove capacità, approfondire la sensibilità percettiva e allargare la possibilità di visione. È una eccellente opportunità di aprire un dialogo con ogni espressione vivente del Cosmo, entrare in aspetti della realtà finora ignorati e in aree della nostra coscienza spesso inesplorate. Per secoli si è ritenuto che l’enorme patrimonio di conoscenze dell’antico Impero Inca fosse andato perduto per sempre.

Negli anni ’50 del secolo scorso, l’antropologo Oscar Nuñez Del Prado nel corso delle sue esplorazioni nelle aree circostanti la città di Cuzco in Perù, scoprì il villaggio di Q’ero e venne così in contatto con una piccola comunità di indios. I Q’eros sono diretti discendenti dei primi Incas che, grazie all’isolamento geografico della loro comunità, sono riusciti a conservare la cultura e la tradizione degli Inca nella loro integrità. Negli anni ’70 Juan Nuñez Del Prado, figlio di Oscar e anch’egli antropologo, conducendo, nell’area a sud del Perù, ricerche per l’università del Cuzco, svolse delle indagini accurate sulle tradizioni e le credenze dei suoi abitanti e si trovò a collaborare con il sacerdote andino Don Benito Qoriwaman. Egli lo introdusse alla cosmologia andina, gli insegnò tecniche energetiche molto interessanti e semplici allo stesso tempo e gli parlò di una profezia che annuncia importanti cambiamenti per l’intera umanità. Don Juan fu anche allievo di altri due importanti maestri Don Andrés Espinoza e Don Melchor Deza. La profezia andina e gli insegnamenti dei Maestri Inca sono diventati celebri in tutto il mondo grazie alla testimonianza autobiografica riportata nei romanzi della scrittrice nordamericana Elizabeth Jenkins.

Don Juan si dedica dal 1991 a divulgare e a iniziare alla Tradizione andina chi voglia impegnarsi a percorrere questa Via di Crescita spirituale insieme a suo figlio Ivan, che è stato allievo del sacerdote indio Don Mariano Apaza.

Il Cosmo è Energia Vivente e si tratta di riconoscerla e utilizzarla nel modo più appropriato. Grazie a semplici tecniche energetiche possiamo imparare a gestire in modo più consapevole la nostra bolla di energia, liberarci delle energie pesanti e ricevere l’energia sottile dal generoso cosmo che ci circonda. Padroneggiando coscientemente l’energia che compone la propria bolla, si accresce il proprio potere personale e si impara a gestire la vita e i suoi problemi affrontandoli su di un nuovo piano esistenziale, quello dell’energia.

Kausay Pacha: L’Energia del Cosmo vivente

Il mondo è vivo e palpitante nelle sue innumerevoli, sorprendenti manifestazioni e noi apparteniamo integralmente alla vitalità del suo tessuto energetico. La parola quechua “Kausay” può essere tradotta con “energia vivente”, “forza vitale”. Nella cosmovisione delle Ande “Kausay” è l’essenza della realtà che ci circonda. Pacha significa spazio e tempo e nel cosmo ogni energia è essenzialmente vivente. Kausay Pacha significa “il Cosmo delle energie viventi”.

È la realtà più ampia concepibile all’interno del cosmo, comprende tutto. Può essere anche inteso come l’insieme di tutte le espressioni vitali. La Tradizione andina prende il nome di significa “il Cosmo delle energie viventi”.

È la realtà più ampia concepibile all’interno del cosmo, comprende tutto. Può essere anche inteso come l’insieme di tutte le espressioni vitali. La Tradizione andina prende il nome di Kausay Puriy che significa “imparare a camminare insieme all’energia vivente”. che significa “imparare a camminare insieme all’energia vivente”. L’energia vivente è sovrabbondante, tutti i fattori della realtà la emanano secondo la loro propria fisionomia. Semplicemente aprendoci a percepirla, il nostro essere può arrivare a nutrirsi a sufficienza per poter sviluppare le sue potenzialità più elevate.

Tuttavia, per effetto dei condizionamenti della vita, tendiamo a considerare come limitate le cose buone e scarsa l’energia disponibile ed a tenere lontane le energie che ci infastidiscono. Queste ultime se considerate negative, a causa della paura di entrare in contatto con esse, possono portare ad isolarsi dalla realtà.

La Tradizione andina supera il malinteso della dualità positivo-negativo interpretando l’energia scomoda di un’altra persona o la propria in termini di differenza di spessore e di gravità, usando il nome di Samiy per l’aspetto leggero e sottile dell’energia e di per l’aspetto leggero e sottile dell’energia e di jucha per quello pesante. Tutti gli esseri viventi e gli elementi della natura producono Samiy.

Noi umani siamo gli unici a generare jucha quando ostacoliamo il flusso dell’energia vivente. Il Kausay è come l’acqua: mentre scorre nel fiume si mantiene fresca e pura, se viene bloccata e incomincia a stagnare, cambia la sua natura trasparente e diventa melmosa. Ma se viene ristabilito il suo fluire, torna ad essere pura come prima L’insegnamento del Saminchakuy, che significa “bagnarsi con l’energia sottile”, rende capaci ad aprirsi e ricevere il flusso del Samiy.  Juchamijuy è la tecnica del mangiare e digerire l’energia pesante estraendo la parte fine che rimane a noi e scartando quella più densa che va a nutrire la Madre Terra.

La Profezia Andina

Secondo la Tradizione andina stiamo vivendo un periodo di cambiamento iniziato con la trasmutazione cosmica del Pachakuti che ha avuto la durata di tre anni dal 1° agosto 1990 al 1° agosto 1993. Successivamente dal 1° agosto 1993 al 1° agosto del 2000 è avvenuta la fase chiamata Taripaypacha, che significa letteralmente “l’epoca in cui incontreremo di nuovo noi stessi”. In questo periodo è emersa la capacità di riconoscere il reciproco valore di tutti gli esseri umani, di sviluppare tutte le potenzialità latenti e una nuova visione del mondo. Coloro che hanno sperimentato e superato i primi tre livelli d’iniziazione e conoscenza andina, sono stati in grado di passare dal terzo al quarto livello, lasciando dubbi e paure, condividendo i doni spirituali ricevuti, dando vita ad un rapporto diretto e amichevole con le forze della natura e il mondo invisibile. Ci attende ora un nuovo stato in cui emergerà il quinto livello detto Inca Mallku, “candidato a diventare Inca“. Successivamente si manifesterà il sesto livello nelle figure del Sapa Inka e della Qoya, un uomo e una donna detentori del potere di raccogliere, riunire e ridistribuire, con la capacità di mettere in relazione armoniosa tutte le persone.

Al grado successivo chi raggiungerà il settimo livello avrà realizzato le potenzialità divine, pienamente in tutti gli aspetti. La Profezia andina è, in pratica, la previsione di un’epoca d’oro per l’umanità e noi siamo chiamati a collaborare per creare le condizioni necessarie al suo avvento. Tutti siamo candidati a diventare Inca, “colui che è capace di concentrare energia vivente e poi ridistribuirla”. Ognuno deve contribuire. Nessuno è già predestinato e siamo tutti candidati a diventare maestro del livello successivo. Chiunque manifesterà questo potere non potrà che ridistribuire e condividere le qualità che ha acquisito con tutti gli altri.
Questa profezia non è in contraddizione con quelle apocalittiche del caos.

Nel linguaggio delle profezie, la fine del mondo non è la fine del pianeta Terra, né del cosmo: è semplicemente la conclusione di un ciclo, di un certo modo, umano di creare la realtà e, dal punto di vista andino, la storia è concepita come una successione di ere, in cui la precedente è sostituita e incorporata nella successiva. Ogni era segue un determinato paradigma fintanto che non ne emerge uno nuovo più efficace che si sostituisce al precedente e definisce l’inizio della nuova era.

I livelli della Tradizione andina

I livelli della Tradizione andina rappresentano un cammino di crescita spirituale vissuto nella quotidianità.

Al livello zero si ha la coscienza di esistere ma non si è capaci di essere coerenti con questa consapevolezza e si subiscono i condizionamenti dell’ambiente in cui si vive. Al primo livello si diventa coerenti con la propria identità. Si inizia a comprende ciò che esiste intorno, si assume responsabilmente la capacità di scelta e controllo della propria vita. Nell’esperienza del secondo livello, quell’IO che si è scoperto, che è autonomo e può scegliere, diventa un piccolo NOI, prende coscienza di essere parte di un piccolo gruppo e comincia ad agire tenendo conto dei bisogni del gruppo.

Chi ha scoperto e realizzato un secondo livello, per esempio, può essere un padre o una madre di famiglia, che si dedica interamente a quel nucleo al quale si sente legato da un’empatia, un sentimento di organicità, consapevole di rinunce e conflitti che potrà incontrare. Il secondo livello può anche fiorire all’interno di un piccolo gruppo spirituale, nel quale i membri condividono un’attitudine comune, sono leali e onesti fra di loro. Il terzo livello iniziatico include queste stesse coerenze, identità e autonomia, all’interno di una collettività più grande, dove chi partecipa è disposto a consacrare tutta la sua vita affinché migliorino le condizioni del gruppo stesso.

Consideriamo quarto livello iniziatico quello dove il NOI assume un ampio significato, che trascende le grandi tradizioni religiose e le culture dell’umanità realizzando una spiritualità più elevata e che si identifica con l’intera umanità. I successivi tre livelli non si sono ancora manifestati, ma ne conosciamo l’esistenza ed alcune caratteristiche.

Chi raggiungerà il quinto livello sarà riconoscibile in quanto capace di curare ogni malattia, in ogni circostanza, senza eccezione alcuna solamente con l’imposizione delle proprie mani e sarà in grado di compiere prodigi. Chi giungerà al sesto livello di elevazione spirituale saprà coniugare la volontà con l’amore, raccogliere, riunire e ridistribuire con saggezza il potere spirituale e politico, manifestando questa qualità all’esterno con la capacità di brillare in pubblico ed in forma visibile per i circostanti. Il settimo livello, è l’equivalente di Dio in Terra. Non si conoscono le caratteristiche dell’essere che avrà accesso a questa condizione, ma presumibilmente realizzerà tutte le qualità divine.