Per la maggior parte delle persone che studiano le arti sacre andine, la risposta alla domanda posta dal titolo di questo post sembra abbastanza ovvia. Gli apus sono gli spiriti sacri della montagna ...leggi tutto
Per la maggior parte delle persone che studiano le arti sacre andine, la risposta alla domanda posta dal titolo di questo post sembra abbastanza ovvia. Gli apus sono gli spiriti sacri della montagna che guidano, consigliano e proteggono le persone che vivono nel loro raggio di potere. Tuttavia, se hai letto i post del mio blog per un certo periodo di tempo, come puoi aspettarti, la mia risposta ci porterà oltre l′ovvio
Apu è una parola quechua che significa “Signore”, o in alcune altre traduzioni che mantengono la sfumatura sacra, significa “Onorato”. Più in generale significa capo, potente, superiore, che ha potere, ricco e benestante. Era un titolo o un grado all′interno della corte reale Inca e potrebbe anche essere stato all′interno della gerarchia militare dell′Impero Inca. All’interno della tradizione spirituale, manteniamo il significato di Signore di una montagna (per uno spirito femminile di montagna, il termine solitamente è Ñust’a, che significa “Principessa”). Per don Benito Qoriwaman, un apu è un runa micheq, un pastore di esseri umani.
Ciò che potrebbe sorprendere alcune persone è che, come dico ai miei studenti, non tutte le montagne sono un apu, e non tutti gli apu sono una montagna. Alcune montagne sono solo formazioni geografiche: non sono abitate da uno spirito potente che possa guidare e proteggere gli esseri umani e le comunità. E ci sono altri “onorati” che chiamiamo apus ma che non sono spiriti di montagna. Esempi sono i sette teqse apukuna, o esseri spirituali universali: Gesù/il principio divino maschile, Maria/il principio divino femminile, Tayta Inti (Padre Sole), Tayta Wayra (Padre Vento), Mama Allpa (Madre Terra), Mama Una (Madre Acqua) e Mama Killa (Madre Luna).
[N.d.T. Mama Una e Mama Killa così scritto nel testo originale di Joan Wilcox. In italiano scriviamo Mama Unu e Mama Quilla].
Ma che dire di quelle montagne che sono apus? Chi li abita esattamente? Chi sono gli “esseri spirituali” che trasformano una semplice montagna in un apu? E come mai decidono di abitare una montagna? Non sappiamo esattamente come avviene questa trasformazione, ma abbiamo degli indizi.
Il nostro primo indizio è che esiste una cerimonia, il wasichakuy, in cui alla morte di un maestro paqo, i suoi apprendisti e la popolazione locale gli chiedono di restare con loro sotto forma di apu. Wasi significa casa, corpo o tempio. Chakuy significa "fare". Quindi il rituale del wasichakuy significa costruire una casa o offrire una casa. La cerimonia coinvolge tre generazioni di studenti del maestro defunto paqo che si riuniscono in una cerimonia per chiedere al paqo di stabilirsi su una montagna locale e rimanere a loro disposizione in quel modo. L′"aya" o anima di quel paqo (aya significa anche "fantasma") rimane sulla Terra, nell′apu del kaypacha, per servire i suoi studenti e la comunità in generale.
Il nostro secondo indizio è che sappiamo che questa cerimonia è stata effettivamente celebrata per l′apu che supervisiona Wasao, una città a circa trenta minuti da Cuzco. Questo è l′Apu Manuel Pinta. Il paqo Manuel Pinta fa parte del nostro Cuzco Wachu, o lignaggio paqo (se studi nei due lignaggi di don Juan Nuñez del Prado). Questo lignaggio paqo va da don Juan, attraverso don Benito Qoriwaman e don Melchor Desa, fino al loro insegnante don Julian Chhallayku e al suo maestro don Manuel Pinta. Non conosciamo il lignaggio più indietro di così (tranne che il suo fondatore era Waskar Inka). Manuale Pinta era una persona reale, un paqo di quarto livello ampiamente rispettato. Quando morì, i suoi apprendisti e la gente gli chiesero di restare, e apparentemente lo fece, stabilendosi sulla montagna locale. Quella montagna fu ribattezzata per lui come Apu Manuel Pinta. Questo rimane il suo nome fino ad oggi.
Esistono altre prove di come gli apus diventano apus? Ebbene, ci sono prove di una leggenda che coinvolge i due apus di rango più alto della regione: i suyu apus Ausangate e Salcantay. La leggenda spiega anche come un′altra montagna divenne l′Apu Wayka Willka, conosciuta dai conquistadores spagnoli come Apu Veronica. (Esistono almeno una mezza dozzina di varianti ortografiche del nome di questo apu, tra cui Waikawillka, Hunayawillca e Waynawillca).
La leggenda racconta più o meno questa: un tempo Cuzco stava attraversando una siccità grave e prolungata e la gente stava morendo di fame. Due fratelli, Ausangate e Salcantay, decisero di lasciare Cuzco in cerca di cibo per aiutare la gente. Ausangate andò a sud, sugli altopiani, dove trovò grandi ricchezze. Riportò indietro tutti i tipi di cibo, cosa che contribuì a salvare la gente di Cuzco. Salcantay andò a nord, verso la giungla. Nei suoi vagabondaggi arrivò nella terra del popolo Anti, che aveva la reputazione di grandi guerrieri. Trascorse del tempo lì, dove incontrò una principessa, Waynawillca. Si innamorarono e avrebbero dovuto sposarsi, ma il popolo Anti disapprovava. Non volevano che la loro principessa sposasse un estraneo e lasciasse la loro terra. Quindi bandirono Salcantay. Ma lui e Waynawillca non vollero separarsi e fuggirono insieme, tornando verso Cuzco.
I guerrieri Anti li seguirono, cercando di tornare con Waynawillca. Quando raggiunsero i due giovani innamorati, o ci fu uno scontro durante il quale Waynawillca fu uccisa oppure loro la sacrificarono deliberatamente piuttosto che lasciare che questo sconosciuto la portasse loro via. I guerrieri Anti fuggirono nella giungla.
Salcantay era allo stesso tempo addolorato e infuriato. Tornò nella terra degli Anti e sfogò la sua rabbia su di loro in una serie di omicidi, quasi sterminandoli. Gli dei, vedendo tutto questo spargimento di sangue, non furono contenti e decisero di trasformare Salcantay in una montagna in modo che non potesse ulteriormente provocare il caos. (È interessante notare che “salka” è una parola quechua che significa molte cose, tra cui selvaggio, libero, invincibile, incivile e non addomesticato. Può anche riferirsi, nell′opera sacra, alla condizione umana: alla nostra natura inferiore, ai nostri impulsi di sopravvivenza o animaleschi, che cerchiamo di “domare” e affinare a livelli di espressione più alti.)
Qui finisce la leggenda, almeno nelle versioni che ne ho trovato. Ma questa versione è sufficiente per verificare che un apu è più di una montagna fisica: è una montagna animata dallo spirito di un essere umano. Possiamo supporre, e certamente immaginare, che anche Ausangate, il salvatore del popolo di Cuzco, sia stato trasformato in un Apu, un Onorato. E, come compagna di Salcantay, lo era anche la principessa Waynawillca.
Questa ipotesi, se confermata, ci permetterebbe di vedere gli apus con occhi nuovi. Non sono ambigui spiriti della natura, ma le anime dei paqo del passato e di altri che hanno contribuito al bene della popolazione locale (Salcantay potrebbe essere l′eccezione, trasformato in un apu a causa del suo cattivo comportamento). Quando sviluppiamo una relazione con un apu, stiamo in un senso molto reale sviluppando una relazione sacra ma da uomo a uomo. Questa è stata la mia esperienza con i paqos Q′ero. Ammirano, rispettano e onorano i loro apus tutelari e sentono un legame personale con loro. Nella maggior parte dei casi, gli apus sono loro amici. Il maestro paqo la cui anima abita la montagna è, come noi e i paqo andini riconosciamo, più sviluppato di noi. Quindi lui o lei, ora sotto forma di montagna, può servirci come guide e mentori. Vedere gli apus in questo modo (almeno per me) li rende meno simili a misteriosi spiriti della natura e più a mentori accessibili.
C′è un′ultima prova possibile che un apu sia la "casa" di un paqo. Proprio come un essere umano, ogni apu ha le sue caratteristiche e i suoi doni. Ad esempio, quando offriamo un haywarisqa (despacho) a un apu per richiedere qualcosa, secondo il mio insegnante don Juan Nuñez del Prado, dirigeremmo l′offerta a un apu specifico che ha in suo potere di rispondere in ayni a quella richiesta. Non offriremmo una haywarisqa per richiede aiuto per la nostra salute a un apu la cui specialità è migliorare le relazioni familiari. C′è disaccordo tra i paqos e la popolazione locale riguardo alle specialità di ciascun apu. Ad esempio, alcune persone dicono che Salcantay è l′apu a cui rivolgersi per richieste di guarigione, mentre altri dicono che ha più a che fare con l′aumentare la libertà e con l′allentamento di qualcosa incollato o bloccato all′interno. Ancora altri paqo associano Salcantay a un′energia femminile indomita o a stati di energia informi, selvaggi e persino caotici più generalizzati. Il punto generale, tuttavia, è che se i singoli paqo avessero specialità e particolari abilità e doti personali quando erano in vita, allora porterebbero con sé queste capacità quando diventerebbero apus. Quindi, secondo don Juan, se abbiamo una richiesta specifica nella nostra haywarisqa e non sappiamo quale apu può rispondere a tale richiesta, allora dovremmo indirizzare l’offerta non a un apu ma a Taytanchis, o il Dio metafisico. Presentare la nostra richiesta a un apu che non può soddisfarla è a dir poco improduttivo!
Non tutti gli apus potrebbero essere stati creati in questo modo, e non tutti gli apus creati in questo modo hanno mantenuto il nome dei paqo che risiedono al loro interno. Tuttavia, per me, e spero per te, è sia un piacere che un conforto sapere che i più grandi paqos e altri che meritavano vivono nel kaypacha e sono a nostra disposizione sotto forma di apus.
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