Saminchakuy
Saminchakuy, significa connettersi con l’energia vivente sottile del Cosmo ed assorbirla. È una tecnica molto semplice per metterci in relazione diretta con l’energia sovrabbondante che ci circonda. Il Kausay è disponibile, pronto a bagnarci con la sua generosità. Se ci permettiamo di accoglierlo, saremo nella stessa condizione di qualsiasi altro essere vivente di questo pianeta, attraverso cui questo flusso scorre senza ostacolo, per realizzare tutto il nostro potenziale. Il punto fondamentale è rendersi consapevoli di questo atto, aprirsi e ricevere Samiy affinché ci pervada. La tecnica del Saminchakuy si pratica assorbendo l’energia attraverso la propria bolla. Questa capacità è innata e naturalmente attiva, ma non ne abbiamo coscienza.
Si può praticare ovunque e semplicemente in qualsiasi occasione: camminando in un bosco, mentre si è in campagna, oppure nella vita di tutti i giorni in casa, al lavoro.
Juchamikuy
ILa tecnica della digestione della Jucha o energia densa è propria della tradizione Inca del Perù.
Può essere molto utile nella vita quotidiana.
Il campo di energia che ci circonda, o poqpo, ha una specie di “buccia” di energia pesante,
la Jucha. Questo strato più denso è una protezione, un naturale isolamento e non
necessariamente un problema. Se diventa molto spessa, però, si produce una perdita della nostra
capacità di percezione. Possiamo, cioè, vivere come reclusi nella nostra bolla. Invece, digerendo
l’energia pesante possiamo recuperare e incrementare la nostra capacità di percezione.
Per praticare l’Juchamijuy, cioè trasformare la Jucha, si utilizza un centro energetico, situato nella
zona ombelicale, che si chiama qosqo.
Saywachakuy
Il nome Saywachakuy deriva da Saywa, il nome della colonna di energia che viene creata assorbendo Energia dal basso e facendola salire nella bolla. Saywachakuy è una capacità degli iniziati al quarto livello, praticata sia individualmente sia in gruppo. Attraverso l’ unione dei praticanti e la comunione con la Pachamama, questa tecnica permette di realizzare unazione molto potente. Nel Saywachakuy si lascia fluire la Jucha della bolla energetica personale o collettiva verso la Pachamama (Madre Terra) e da lei si riceve in cambio Samiy, per il principio dell’ Ayni. Si può anche formare unalta colonna di energia da inviare a persone, luoghi o situazioni che ne abbiano bisogno.



Il Principio dell’ Ayni
Ayni è il nome in quechua del principio della sacra reciprocità, l’atto di dare e ricevere, raccogliere e distribuire. La legge dell’ayni è la principale regola della Tradizione, un codice morale, il principio di ecologia dell’ambiente energetico personale e collettivo. Essere in armonia con sé stessi, con l’ambiente, con tutti gli esseri viventi e con le energie viventi intorno a noi, inclusa la Natura ed il mondo invisibile, significa, in termini andini rimanere in salute.
L’Ayni è un’attitudine e la legge della reciprocità regge tutti gli aspetti della vita delle popolazioni andine. Per esempio si applica nel lavoro comunitario, nelle relazioni sociali e familiari ed anche nel rapporto con il divino. Vivere l’Ayni, oltre che aprirci alle innumerevoli occasioni quotidiane, significa anche offrire e ricevere i tre poteri spirituali: Munay (l’amore unito alla volontà), Llankay (l’azione, il lavoro) e Yachay (l’esperienza elevata a conoscenza intellettuale).
L’Ayni è così importante che l’iniziazione più elevata della tradizione si basa su di essa, e si chiama Karpay Ayni. Durante il Karpay Ayni si pratica uno scambio reciproco di potere personale.
Yanantin e Masintin
Quella che si può impropriamente chiamare base filosofica della Tradizione andina, è una visione del mondo che si centra su due principi fondamentali. In genere qualsiasi coppia di elementi dissimili, di soggetti differenti, forma un’ unità Yanantin, mentre una coppia di elementi somiglianti, di fattori omologhi crea un unità Masintin. Yanantin significa alleanza, complementarità tra forze diverse, per esempio, tra un uomo e una donna o tra fattori contrari come alto/basso, destro/sinistro, scuro/chiaro. Riconoscendola e accettandola, la diversità può diventare più comprensibile, si può imparare la sua modalità di visione e questo può arricchire. Masintin esprime la pratica dell’ alleanza tra forze simili, che hanno un’ identità di base comune. Per esempio, una donna con un’ altra donna oppure un uomo con un altro uomo condividono una identità di genere sessuale Masintin. Possono essere Masintin anche soggetti che svolgano la attività lavorative uguali o condividano interessi, condizioni o relazioni simili. In una coppia si vive una relazione Yanantin; se per entrambi svolgono la stessa professione esiste anche una corrispondenza Masintin. Allo stesso modo una donna ha con le altre donne una relazione di base Masintin, ma se per esempio due donne ricoprono diversi ruoli nell ambito lavorativo, fra loro si crea una relazione Yanantin. Questa distinzione non si applica solo alle relazioni interpersonali, ma a tutta la realtà. L’ uso di questo sistema per comprendere le relazioni, permette i ridurre molta confusione e di risolvere una grande quantità di conflitti.

La Misha
Nella Tradizione è ricorrente l’utilizzo di un “pacchetto” per effettuare particolari rituali da parte dei paqo. Questo strumento è chiamato misha o mesa o mama k’epi. Si tratta di una mastana, una stoffa generalmente di alpaca o di altra fibra naturale, ripiegata su sé stessa per creare una forma spesso quadrata. Al suo interno sono disposte in un modo ordinato e armonico le khuya, principalmente pietre naturali, che rappresentano il mondo sacro personale con cui il praticante è collegato energeticamente.
Due particolari elementi possono rappresentare il nucleo: una croce e una conchiglia, collegati rispettivamente al sacro principio maschile e al sacro principio femminile. La misha può essere composta in modo differente secondo le proprie intenzioni e stile anche se il significato e il contenuto di base è il medesimo.
La misha è usata per pregare e comunicare con gli Esseri Naturali, rituali e guarigioni.
La Misha ci connette con la nostra esperienza mistica personale e la conoscenza spirituale da noi accumulata, ma bisogna comprendere che il potere personale è dentro di noi e gli oggetti ne sono una semplice estensione.



Il Potere personale
Il significato di Potere personale muove spesso associazioni condizionanti. la forza è connessa alla capacità di lavoro su sè stessi, un potere indistruttibile non legato a circostanze esterne. Non è il potere del possedere cose, nè di arrivare ad una certa posizione sociale, economica o politica e di cercare poi di mantenerla, non è neppure il potere della sapienza che può essere invalidata o distrutta da un semplice cambiamento del quadro storico o culturale. Il potere che si può sviluppare con ilìKausay Puriyì il potere dell’individuo, il potere di essere, che si accresce man mano che ci apriamo per ricevere tutta l’ energia vivente che è intorno a noi. Una persona che ha un grande potere personale riesce ad interpretare e comprendere la realtà in un modo più profondo e di conseguenza le sue azioni hanno delle ripercussioni significative in tutti i campi della vita.
Gli ñawis
Nella Tradizione andina sono chiamati ñawis, che letteralmente significa “occhio”, i centri energetici distribuiti lungo il corpo. Ogni centro si connette con una qualità particolare di energia del cosmo. I principali sono i seguenti.
Il Siki ñawi è situato sull’osso sacro, alla base della colonna vertebrale, ed è collegato con Mama Unu (la Madre di tutte le acque) e alla sua energia di colore nero brillante.
Il Qosqo ñawi, nella regione ombelicale, è collegato a Mama Allpa (la Madre di tutte le terre) e alla sua energia di colore rosso.
Il Sonqo ñawi si trova sul petto all’altezza del cuore ed è collegato a Inti Tayta (il Padre Sole) e con la sua energia dorata.
Il Kunka ñawi è nella zona della gola ed è collegato all’energia argentata di Wayra Tayta (il Padre Vento).
I due occhi fisici, anch’essi considerati centri, sono collegati il destro al potere della visione mistica e il sinistro al potere della visione magica.
Leggermente in alto fra le sopracciglia, il Qanchis ñawi riceve l’energia violetta proveniente dall’Hanaq Pacha, che dà accesso al mondo della visione superiore.
Il Pujyu non è considerato un occhio vero e proprio, ma piuttosto una fonte. Si trova nel luogo dov’è la fontanella dei neonati e riceve il Kausay sotto forma di luce bianca.
Con l’iniziazione andina e le pratiche dei Paqo si risveglia il Seme dell’Inca (maschile) o della Qoya (femminile). Utilizzando gli ñawis ci si collega con le qualità delle energie viventi necessarie per il nutrimento del seme.

